Se osserviamo il mondo che ci circonda, potremmo giungere alla comprensione
che tutto è in continuo mutamento, che non c’è niente che sia realmente statico e
permanente.
Questa forma di attaccamento ci porterà prima o poi a fare
esperienze negative, di sofferenza. Se pensiamo ai rapporti di coppia, le persone
che si accompagnano promettendosi amore eterno, alla fine dovranno distaccarsi,
o perché non si sopportano più o perché la morte a sopraggiunto uno di loro, o tutti e due.
Non c’è niente in questo mondo o universo che abbia una
permanenza, tutto muta e continua a trasformarsi in qualcos’altro, guardiamo il
nostro corpo, le nostre amicizie, il nostro modo di pensare, i rapporti con il partner,
non c’è niente che rimane stabile, non c’è niente di cui pensiamo che possa
durare per come lo avevamo immaginato. Per capire l’impermanenza abbiamo
bisogno di fare esempi, abbiamo bisogno poi di investigare sulla realtà dei
fenomeni, e sulla natura ultima. Il non voler accettare l’impermanenza, fa nascere
in noi rabbia, gelosia, avidità, bellicosità, mancanza di saggezza, ecc….
Ci affatichiamo per ottenere un qualcosa che desideriamo, poi quando lo abbiamo
ottenuto, lo vediamo come un qualcosa che ci ha donato la felicità, il problema è
che se osserviamo un oggetto che non ha vita, come un telefonino, una borsa
ecc. la cosa è molto grave, poi se ci capita che questo oggetto viene perso o
rubato, noi facciamo esperienza di grande sofferenza mentale. Questo, a causa di
non aver visto bene l’oggetto come qualcosa che è della natura
dell’impermanenza, ogni fenomeno composto è impermanente, perché muta,
nasce o viene creato, dimora o invecchia, e poi muore o si disintegra, questo a
causa della sua impermanenza.
Non c’è niente che noi possiamo far durare per
sempre, e non c’è niente che prima o poi non dobbiamo lasciare. Dobbiamo
addestrarci sull’impermanenza se vogliamo smettere di soffrire ogni volta che ci
dividiamo da qualcosa. Tutti noi in fin dei conti sappiamo che niente dura,
abbiamo conosciuto molte persone in passato che oggi non ci sono più, e anche
noi un giorno dovremmo lasciare questo corpo e quindi anche gli oggetti per cui ci
siamo affaticati per ottenerli, le persone care ecc…
Portare alla mente l’oggetto e analizzarlo significa guardare la sua natura e se scopriamo che la natura
dell’oggetto è impermanente, cioè che invecchia, cambia e si deteriora, il livello di
attaccamento che provavamo in precedenza diminuirà, e scopriremo che
l’attaccamento come afflizione ci domina e ci porta a una comprensione sbagliata
dell’oggetto stesso.
La nostra mente, il nostro corpo, le nostre emozioni, gli
oggetti dei nostri sensi, sono soggette a impermanenza, ogni cosa si muove e
cambia, siamo come un fiume che percorre il suo letto, il suo percorso non sarà
mai uguale. Accettare l’impermanenza significa abbandonare l’attaccamento, che
uno dei difetti o afflizioni radice (klesha), che ci porta inevitabilmente sofferenza
mentale. Viviamo come se dovessimo farlo per sempre, questo perché siamo
talmente oscurati dall’ignoranza (avidya) che non riusciamo a capire la realtà.
Siamo presi dalle attività quotidiane, come lavorare, mangiare e cibare i nostri
bisogni primari, ma questo modo di vivere ci rende esseri ordinari confusi e
schiavi delle nostre afflizioni mentali. Infatti, viviamo la nostra vita desiderando gli oggetti, le persone, le amicizie, ci preoccupiamo di avere una buona reputazione,
ci preoccupiamo se ci sono persone che non la pensano come noi, ci
preoccupiamo se lo stato di salute del nostro corpo non è buono, quando ci
ammaliamo soffriamo di mente e di corpo. Istintivamente ci aggrappiamo alle
persone e alle cose come se fossero permanenti e non mutevoli.
Non vogliamo che una bella persona o uno stupendo oggetto cambino, e crediamo fermamente
che la persona irritante non cambierà mai. Poi ci sentiamo depressi e insoddisfatti
e pensiamo che sarà così per sempre. Ci aggrappiamo con particolare
ostentazione alla nostra visione della nostra personalità: “sono una persona
depressa”, “sono una persona arrabbiata”, “non sono molto intelligente”.
Potremmo in effetti essere questo o quello, ma questo non rappresenta tutta la
nostra situazione, né sarà sempre così: cambierà. Non riconoscendo
l’impermanenza andremo incontro a frustrazioni e irritazioni, al dolore, alla
solitudine e a innumerevoli altri problemi. Potremmo evitare di sperimentarli
abituandoci alla natura transitoria delle cose, ammettendo il loro continuo fluire.
Gradualmente impareremo ad aspettarci il cambiamento e ad accettarlo come
parte della vita. Non solo capiremo che il cambiamento semplicemente avviene,
ma anche che possiamo essere portatori del cambiamento: abbiamo il potere di
cambiare ciò che siamo, di sviluppare e trasformare le nostre menti e le nostre
vite.
Se continuiamo a impuntarci sull’esistenza permanente, dimoreremo in questa vita
solo in uno stato di sofferenza, ma se riconosciamo la natura impermanente dei
fenomeni, allora saremo liberi dall’attaccamento, saremo liberi dal soffrire ogni
qualvolta che perderemo qualcosa, e se perderemo qualcuno, la nostra
sofferenza se ci sarà, essa avrà minore forza e più forte sarà la nostra saggezza.
Meditazione (impermanenza)
Trovate una posizione comoda per poter meditare (sukkasana, ardha padmasana,
siddhasana, padmasana) senza essere disturbati da dolori, o da una postura
scomoda. Quindi dopo aver trovato la posizione comoda, eseguire un mudra delle
mani a piacimento, la colonna vertebrale dritta, il mento leggermente rientrante, la
punta della lingua tocca il palato e la parte posteriore degli incisivi, i denti di
sfiorano e la bocca è socchiusa, lo sguardo degli occhi è rilassato e diretto verso il
basso, a circa un metro da voi.
La mente osserva il proprio respiro spontaneo,
osserva il flusso naturale dell’aria che entra ed esce dalle narici, rimante qualche
minuto su questa sensazione, cercate di non creare concettualizzazioni,
l’osservazione deve essere libera da chiacchiericcio mentale, siamo solo spettatori
di ciò che accade in modo naturale…. Adesso portiamo alla nostra mente sul
nostro corpo, sulle sue parti che lo compongono, osserviamo la sua struttura, la
pelle, i tessuti, i muscoli, le ossa, contemplate la sostanza, le sensazioni che
provengono da questa analisi.
Poi portare l’attenzione ad un livello ancora più profondo, la sua struttura cellulare,
composta internamente di cellule vive che nascono, si muovono, si riproducono,
muoiono e si disintegrano. Adesso portiamo la nostra attenzione alla mente,
anch’essa è fatta di percezioni, sensazioni, ricordi, esperienze, che mutano continuamente, limitiamoci di osservare senza perdersi.
Adesso a un oggetto per cui proviamo molta attrazione, questo oggetto potrebbe
essere il corpo della persona che amiamo, o pure un qualsiasi oggetto per la
quale se dovessimo perderlo ne soffriremmo…… Dopo aver portato la mente su
quell’oggetto, dovremmo vederlo mentre invecchia, il suo naturale processo…
Questo oggetto mentre invecchia perde di vitalità, il colore si sbiadisce, perde
forza, invecchia fino a morire completamente o a disintegrarsi……poi portiamo
questa consapevolezza fuori da noi, nelle case, nelle città, in tutto l’universo, ogni
cosa che vedrete sarà in continuo mutamento, poiché sono composte da atomi e
da altre minute particelle, cambiano costantemente, in ogni momento, in ogni
millisecondo. Nulla rimane uguale a sé stesso senza cambiare.
Concentratevi su questa esperienza.
Dovremmo meditare ogni giorno per rafforzare la nostra saggezza riguardo
all’impermanenza, in tal modo, ogni volta che faremo esperienze di perdita,
saremo forti nell’affrontare questo processo naturale della vita.